martedė 19 marzo 2024
Home | Contattaci | Cerca
Home arrow Dibattiti arrow Dio e' un'esperienza?
Menu Principale
Home
Notizie
Scipione
Vigoleno
Libri di Scipione
Dibattiti
Incontri
Concerti
Fotografie
Mostre d'Arte
Libri d'Arte
Pubblicazioni
Testi
Carta della Terra
Collaborazioni
Presentazioni
Downloads
Links
Contattaci
Mappa del sito
Amministratore
Le News via RSS
Inserisci i link RSS nel tuo NewsFeeder Preferito per essere sempre aggiornato con le news del nostro sito
Ultime Notizie
Galleria Fotografica
Suggeriti da Google
Dio e' un'esperienza?
Indice articoli
Dio e' un'esperienza?
Pagina 2
Pagina 3
Colloqui di Cultura a Salsomaggiore
in collaborazione con: Comune di Salsomaggiore- Parrocchie di San Vitale - Scipione e Cangelasio
24 febbraio 2005


Dio è un’esperienza?
Il cognitivismo e le neuroscienze in aiuto alla fenomenologia dell’esperienza religiosa.


Relatore: Prof. Aldo Natale Terrin (antropologo)
Introduce: Prof. Roberto Tagliaferri



1. C’è un sospetto circa l’esperienza religiosa.
Che cosa intendiamo quando parliamo di “esperienza”: qualcosa di profondo, di vero, di intuitivo o intendiamo soltanto un’ “increspatura” dell’anima, un’emozione senza oggetto?
Nella nostra cultura non si è mai dato risalto all’esperienza nella religione e nel cristianesimo. L’esperienza è “pericolosa”. A partire dall’Illuminismo si è creato nella cultura occidentale una dicotomia di pensiero molto rigida. Il pubblico/privato, il sociale e l’individuale, la scienza e l’esperienza,, la religione istituzionale e l’esperienza religiosa, il razionale e l’irrazionale.
L’esperienza religiosa è un fatto privato, di più è un sentimento, è uno stato della mente, è un umore, un’esperienza senza oggetto, è qualcosa che religiosamente sconfina con la mistica, con l’irrazionale, con gli “stati alterati” di coscienza; fa parte dell’ “esoterico”, di ciò che è nascosto, e di cui si può dire tutto e niente, non è documentabile, non è trascrivibile, non si può raccontare. E’ un fenomeno marginale e irrazionale. Perciò dire che Dio è un’esperienza significa dire sempliemente che Dio è un prodotto di un sentimento, è una suggestione, è un “fantasma”.
L’Occidente ha privilegiato in maniera esclusiva il “positivo”, l’ “empirico”, la realtà fattuale, l’experimentum la logica, l’argomentazione chiara, la religione istituzionale. Non poteva tenere in nessun conto l’esperienza religiosa che appare un’intuizione, un sentimento, un’illuminazione, un’esperienza personale privata non documentabile, arbitraria, non soggetta a regole.
Nella visione corrente molti ritengono che le esperienze non sono e non possono essere oggetto di studio. In particolare, per negare il valore dell’esperienza religiosa ci si appella a livello cognitivo al concetto di qualia riconducendo il concetto di esperienza religiosa a tale idea sviluppatasi nell’ambito cognitivistico. Ne parla D. Dennett, in particolare per sostenere che non abbiamo alcuna possibilità di chiarire e di rendere ragione delle esperienze soggettive: si tratta infatti di esperienze personali, inafferrabili. I qualia sono infatti le qualità che noi attribuiamo ai percepiti. Ora queste qualità - come ad esempio la risonanza del colore rosso dentro di noi - sono sicuramete intraducibili, soggettive, non hanno realtà alcuna.
2. Anche la Chiesa ha alimentato il sospetto.
La Chiesa non ha mai dato troppo spazio all’esperienza religiosa e alla mistica, a Dio interior intimo meo di S. Agostino. Dovendo anzitutto proteggere l’istituzione, ha cercato di mettere a tacere l’esperienza religiosa perché l’esperienza può creare un pericolo per l’istituzione infatti non è controllabile. Il potere ha bisogno di controllare ogni cosa. Nella Chiesa si parla di “carisma” per indicare un’esperienza forte: il carisma è l’esperienza religiosa di un leader che trova poi modo di imporsi. E’ un grande valore riconosciuto in tutto il mondo delle religioni, ma il carisma non è libero, tenuto a bada dall’Istituzione perché signfica un pericolo di sfaldamento del potere, di divisione del gruppo e di frammentarietà della dottrina.
L’ “antimodernismo” della Chiesa di Pio X agli inizi del XX sec. non si spiega e molti non sanno che cosa sia. In una parola semplice si è trattato dell’opposizione ferrea della Chiesa cattolica all’esperienza religiosa e cristiana. Le idee che si stavano diffondendo in tutta Europa vennero combattute aspramente dalla Chiesa di Roma, la quale vi aveva scorto un pericolo per il potere della Chiesa.
Le esperienze religiose private vengono valutate attentamente e solo se ripetono le verità ufficiali della Chiesa vengono eventualmente approvate (Lourdes, Fatima, le lacrime della Madonna di Civitavecchia ecc.). I “miracoli” comprovano esperienze religiose ancora se e soltanto quando sono in sintonia con gli insegnamenti della Chiesa. L’affermazione di base sta infatti nel ritenere che la “rivelazione è terminata” e dunque non ci possono essere altre verità, se non si tratta di verità che confermano il già esistente.
Alla base del Cristianesimo non vi è l’esperienza, ma le verità cristiane rivelate custodite dalla Chiesa e con le quali occorre in ogni caso confrontarsi.
3. Eppure le esperienze sono alla base del nostro credo.
“Dio è un’esperienza”.
Noi in realtà non crediamo perché ce lo dice la Chiesa. Le verità della Chiesa ci interessano, ma non hanno una radice profonda nella nostra biologia. Sentiamo d’istinto che la fede è vera, che è importante ed è necessario credere. Si potrebbe dire che noi crediamo “nonostante” la Chiesa. Se avessimo soltanto la testimonianza della Chiesa ci sarebbero ancora persone che credono? Io credo che questo sarebbe molto problematico.
L’idea che intendo sviluppare in questa conversazione sta nel dimostrare che noi crediamo perché abbiamo un’esperienza quasi “biologica” e quasi “fisiologica” di Dio (Dio è un’esperienza) e non tanto perché la Chiesa ci insegna a credere. La Chiesa non ci aiuta molto, ci aiuta molto di più la struttura della nostra mente. E’ la nostra mente che è fatta per fare esperienza di Dio. E forse inconsapevolmente la Chiesa mantiene, nonostante tutto, le sue posizioni e i fedeli continuano a credere perché l’uomo è fatto biologicamente e “mentalmente” per credere. Siamo in qualche modo “programmati per credere”.



< Prec.   Pros. >
Login
Username

Password

Ricordami
Hai perso la password?
Non hai ancora un account? Creane uno!
I Pių Letti
Argomenti Simili
Suggerito da Google
   
designed by H2O