A Vico
Un libro di immagini per tener viva la memoria di un luogo di nostalgie e di utopie, di fascinazione e di desiderio.
Un borgo carico di storia, di affetti, di colori, di sensazioni.
Il turista ne è attratto pur non sapendone niente. Si avvicina un po’ spaesato perché non ha indicazioni, né riferimenti. Incontrando qualcuno domanda sommessamente se è possibile visitare il castello, oppure ardisce chiedere qualche notizia storica.
Nonostante la quasi inevitabile delusione alla propria curiosità, il commento è sorprendentemente lo stesso: "Gran bel posto"!
Quieto, pittoresco, dove le pietre parlano da sole senza la guida dei mortali.
Forse si respira la magia e il desiderio di non essere stranieri nel mondo, in quella sorta di nomadismo e di beduinizzazione della vita che ci rende tristi e disorientati.
Forse ha ragione Musil: "Ogni generazione si chiede stupita chi sono io e chi sono i miei antecessori? Farebbe meglio a chiedersi: dove sono io? e a tener per sicuro che gli antecessori non erano così o cosà ma semplicemente in un altro luogo".
Io sono il luogo che abito: è un indizio che spesso sfugge.
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